04Set

Mi sembrava che una lama mi avesse trafitto l’anima

Storia di Nabila

Nabila ha 30 anni e 4 figli, un marito parzialmente invalido e la suocera vive con loro.

Avevo un lavoro non molto remunerativo, mia suocera e mio marito riuscivano a fare dei lavori saltuari, unendo i proventi riuscivamo ad andare avanti.

Dopo l’arrivo dei talebani la crisi è diventata sempre più grave, i prezzi sono diventati sempre più alti e il lavoro è iniziato a mancare. Io ho perso il mio impiego e i lavori, sempre più saltuari, non bastavano a mantenerci.

Mi sono iscritta al corso di estetica di NOVE perché, pur non avendo esperienza professionale nel settore, pensavo che non sarebbe stato così difficile. Inoltre il corso era intensivo e mi avrebbe permesso di lavorare quasi subito. Noi abbiamo una grande tradizione di cura e di bellezza e i saloni erano un’attività permessa e molto diffusa.

 

Sapevo che avrei dovuto dedicarmi a tempo pieno ma non avevo idea di quanto impegno e sforzo richiedessero. Un conto è avere familiarità con il trucco e le acconciature un altro è diventare una professionista.

 

Anche se le insegnanti erano molto brave, le lezioni di teoria comprendevano una enorme quantità di argomenti da capire e imparare. Il taglio di capelli, le tinte, i disegni con l’hennè, la conoscenza delle unghie e della pelle, la scelta dei prodotti, la sanificazione. Ogni settore necessita di una approfondita conoscenza degli strumenti e dei materiali più adatti. Le cose da padroneggiare sembravano non finire mai.

L’esercitazione pratica è stata fondamentale per assimilare quanto studiato, acquisire familiarità e chiarire molti dubbi. Divise in gruppi siamo state affiancate da diversi saloni di bellezza. Lì, fra le tante cose, abbiamo imparato anche cosa vuol dire gestire un salone.

Per me la parte più difficile è stata quella della decolorazione e della tintura dei capelli, sono processi complessi e molto delicati, se sbagli rischi di fare grandissimi danni. Ma familiarizzando con il lavoro alla difficoltà è subentrato l’entusiasmo, non immaginavo quanta soddisfazione potesse dare, mi consentiva di esprimere continuamente la mia creatività.

 

Ho scoperto di essere molto brava nei disegni con l’hennè e nelle acconciature. Riuscivo ad inventare composizioni bellissime. Le donne rifiorivano sotto le mie mani, erano belle, luminose, tornavano a vivere. Avevamo di nuovo voglia di guardarci allo specchio. La tristezza e l’oppressione, che dal ritorno dei talebani erano diventate la nostra unica compagnia, smettevano di torturarci e ci restituivano noi stesse.

 

Mi sono impegnata con tutta me stessa in questa impresa, consapevole dello sforzo che i mei parenti facevano in quei mesi in cui non potevo contribuire al budget familiare. Ma ne è valsa la pena, tutti gli sforzi hanno iniziato presto a ripagare. Ho iniziato a lavorare in casa e dopo poco tempo avevo un buon numero di clienti. Non dovendo sostenere le spese di un salone riuscivo a mantenere prezzi bassi.

 

Stavo iniziando a formare altre donne per aiutarmi quando è arrivata la notizia del divieto. Mi sembrava che una lama mi avesse trafitto l’anima. Non riuscivo quasi a respirare dall’angoscia e dalla rabbia. Non capisco cosa abbiamo fatto per meritare questo accanimento. Per perseguitare noi distruggono le nostre famiglie e i nostri figli, in nome di quale futuro? Perdiamo tutti. Spero di avere la forza di ricominciare un’altra volta, ma spesso mi domando dove trovare le risorse.

 

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Nabila ha preso parte al progetto “Vocational Training, soft skills development and business marketing course” di NOVE, finanziato dal World Food Programme e concluso nel 2022. Per migliorare le condizioni di vita delle donne afghane e promuovere la loro indipendenza socioeconomica, il progetto ha offerto corsi di specializzazione in professioni femminili ancora consentite, abbinati a corsi per lo sviluppo di competenze trasversali e imprenditoria. Il 53% delle donne diplomate ha trovato un impiego o ha aperto una piccola attività autonoma.

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