27Mar

Storia a lieto fine per un adolescente a lungo vittima di bullismo a scuola, uscito dal silenzio e dall’isolamento grazie al supporto psicologico fornito da NOVE, Caring Humans, nell’ambito del progetto Sport4Equality.

Mustafa è un adolescente come tanti altri: liceale, è impegnato con gli scout, frequenta l’attività sportiva di atletica, con interesse e serietà. Proprio per la sua motivazione ed intraprendenza il suo allenatore gli propone degli allenamenti aggiuntivi, ai quali partecipa sempre con grande responsabilità. Un’opportunità di crescita, di condivisione, di maggiore autonomia per il ragazzo, che trae giovamento in termini di benessere fisico e di socializzazione. Inoltre, la parte metacognitiva del progetto gli fornisce strumenti per proteggersi dai rischi di cyberbullismo, grazie ad una formazione sull’uso critico e consapevole dei social network. Nel contempo, l’esperienza con il gruppo di atletica e il suo allenatore rappresentano per lui dei modelli positivi.

Tuttavia, ad un certo punto, famigliari e persone amiche notano in lui un cambiamento radicale. Mustafa comincia ad avere dei problemi in classe, ad isolarsi dal gruppo dei compagni fino a decidere di non andare più a scuola. “Sono stato molto male, non volevo più uscire di casa. Stare a casa tutto il giorno poi non mi faceva dormire bene di notte. Per quanto mia madre mi volesse aiutare, non mi sentivo capace di risolvere le cose, non riuscivo ad immaginare una via d’uscita. A scuola, invece, nessuno aveva capito quanto stessi male”, ci confida Mustafa. Alla fine il ragazzo è riuscito a raccontare alla mamma di essere stato bullizzato e discriminato dai suoi compagni.

Quando ho capito che ad allontanarlo dalla scuola erano stati degli episodi di bullismo, mi sono sentita sollevata per certi versi perché il suo malessere prendeva una forma e finalmente poteva essere affrontato ma non sapevo comunque da dove cominciare se non chiedendo aiuto”, ci racconta la mamma dell’adolescente. 

 “Mi sono davvero sentita sostenuta in questi mesi da parte degli psicologi del progetto che mi hanno aiutato a riflettere, ad indirizzare le mie azioni e a rispondere al malessere di mio figlio.  Soffrivo nel vederlo sempre più chiuso, bloccato, ma non sapevo come farlo reagire”, dice ancora la mamma del ragazzo.

Guardano indietro, la donna riferisce di come in passato il figlio le avesse già chiesto di parlare con uno psicologo, ma “tramite i servizi della Asl mi avevano messo in lista d’attesa, senza darmi alcuna indicazione di tempo e la sua motivazione era andata a spegnersi”. E’ stato davvero un salvavita l’intervento di uno psicologo esterno al quale “è stato fondamentale potermi rivolgere gratuitamente, anche perché mio figlio voleva parlare esclusivamente con qualcuno che fosse esterno alla famiglia e alla nostra rete sociale ristretta”.

Con l’attivazione del servizio psicologico per minori è stato possibile prendere in carico il ragazzo e la madre con ottimi risultati: già dopo un breve percorso di cinque incontri Mustafa ha deciso di tornare a scuola. In una situazione come questa, ha giocato un ruolo importante l’attivazione rapida della rete di cui fa parte la famiglia. Grazie alla collaborazione con Sport Senza Frontiere il ragazzo è stato coinvolto in alcune attività pomeridiane extra sportive, permettendogli di avere nuovamente momenti di socialità in un ambiente accogliente, prevenendo così l’ulteriore isolamento.

Da qualche settimana Mustafa ha ripreso ad andare a scuola, ma la mamma ha sempre “paura che possa tornare indietro e abbandonare la scuola definitivamente. Il percorso psicologico serve a lui per trovare il coraggio di agire e a me per trovare la forza di aspettare i suoi tempi”.

Per la psicologa di Sport4Equality, Margherita Gabos, “la storia di Mustafa rappresenta un caso emblematico del progetto poiché senza ricevere nessun tipo di sostegno e orientamento, il rischio di abbandono scolastico da parte del ragazzo sarebbe stato molto alto. La madre, lavorando tutto il giorno e con altri tre figli di cui occuparsi da sola, probabilmente avrebbe continuato a scontrarsi con il ritiro del figlio, ingaggiando un braccio di ferro per il rientro scolastico che non era funzionale alla riattivazione del protagonista della vicenda. Infatti per risolvere lo stallo era necessario spostare il punto di vista e guardare le cose con gli occhi del ragazzo. La decisione di Mustafa di rientrare a scuola, affrontare le conseguenze del suo allontanamento, il recupero delle materie e il confronto con compagni e professori, è maturata all’interno del percorso di sostegno psicologico individuale. Il ragazzo ha accolto questa proposta con grande slancio e motivazione, riconoscendone da subito la funzione di empowerment”.

Il percorso è attualmente in corso, e in questo momento si sta lavorando su un altro pezzo importantissimo, ovvero l’attivazione della rete con la scuola per aggiornare i professori e riflettere insieme a loro sulla costruzione di un ambiente che sia sempre più sicuro e accogliente sia per Mustafa che per i suoi compagni.

Il Progetto Sport4Equality, avviato a Roma nel 2021, giunto alla terza annualità, viene svolto assieme ai partner operativi Sport Senza Frontiere Onlus, Federazione Italiana Sport Paralimpici e Sperimentali (FISPES), Associazione di Promozione Sociale il Ponte.

Categories: Storie

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