27Mar

Nel corso della terza annualità del progetto Sport4Equality, stiamo attuando un importante miglioramento: l’aumento del supporto psicologico per i partecipanti, sia adulti che minori. Questa decisione è stata guidata dai feedback preziosi raccolti dai partecipanti negli anni precedenti, che hanno evidenziato la crescente necessità di un sostegno psicologico più ampio e mirato”. A raccontare dall’interno il progetto Sport4Equality, è Samanta Pettinelli, coordinatrice dei programmi di NOVE.

Attualmente, i partecipanti hanno la possibilità di accedere a incontri psicologici individuali, personalizzati e orientati tanto alle loro specifiche esigenze quanto a quelle delle famiglie. I professionisti lavorano in stretta collaborazione con i beneficiari, per fornire un sostegno empatico e mirato affrontando una vasta gamma di tematiche legate al benessere emotivo, alle relazioni familiari, alla gestione dello stress e alla resilienza.

L’impatto positivo di questo aumento del supporto psicologico è evidente nel miglioramento del benessere emotivo e delle relazioni all’interno delle famiglie coinvolte. I partecipanti stanno avendo l’opportunità di esplorare e affrontare le proprie sfide psicologiche in un ambiente sicuro e non giudicante, promuovendo una maggiore consapevolezza emotiva e una migliore gestione delle difficoltà quotidiane”, valuta Samanta Pettinelli.

Una valutazione positiva confermata dalla psicologa Margherita Gabosresponsabile della gestione e conduzione del percorso di sostegno alla genitorialità e di counseling psicologico per i genitori: “Ritengo che la forza del progetto #Sport4equality stia anche nella possibilità di offrire un sostegno personalizzato, cucito sui bisogni del singolo nucleo. Immagino il progetto come un insieme di cerchi concentrici con al centro il nucleo familiare: nel nostro primo cerchio c’è lo sport, a seguire troviamo la formazione ai genitori e ai ragazzi sul cyberbullismo, il monitoraggio educativo, poi gli incontri tra genitori e il supporto psicologico individuale per i genitori e per i figli”.

L’adesione al progetto sportivo è il primo passo, il terreno e il linguaggio comune che lega tutti i beneficiari. Da qui ognuno nel tempo ha modo di accedere ad altri servizi, in base alle esigenze emerse e al rapporto di fiducia costruito, su iniziativa personale e senza obblighi. Queste azioni, laddove necessarie, rendono sempre più efficace la presa in carico nel rispetto dei tempi personali e della ricerca di un supporto più mirato, integrando i bisogni materiali con quelli psicologici man mano che ci spostiamo dal centro alla periferia del raggio d’azione del progetto.

I problemi maggiormente riscontrati che portano alla richiesta di consulto psicologico riguardano bullismo e discriminazione, pressioni e aspettative familiari, integrazione sociale, gestione della doppia identità e problemi di apprendimento.

I genitori spesso notano un cambiamento nei comportamenti e nelle abitudini dei figli, osservano dei segnali – silenzio, isolamento, nervosismo, drop out scolastico, problematiche nel comportamento alimentare, cambiamenti nel tono dell’umore, disinteresse verso le attività di tutti i giorni – che fanno scattare campanelli d’allarme. Loro sono i primi ad intercettare questi segnali, ma non sempre riescono a capire come decodificarli.

Emblematico il caso riportato da Margherita, quello di una mamma di origine nord africana che ha chiesto aiuto, prima al gruppo e poi in consultazioni individuali, per comprendere che cosa stesse succedendo alla figlia. Aveva notato infatti un cambiamento nel passaggio dalla scuola media alla scuola superiore: la ragazza aveva cominciato a ritirarsi e ad avere pessimi voti scolastici e lei ha pensato che le sue condizioni di salute – la figlia è affetta da una malattia cronica – avessero a che fare con il suo malessere e i problemi scolastici. Tuttavia per lei non era facile capire in che modo aiutarla. L’attivazione di un supporto per la madre e uno per la figlia ha permesso di capire quali fossero i rispettivi bisogni e anche cosa modificare nella relazione tra loro, per favorire il processo di individuazione e autonomia della minorenne.

Tra i beneficiari di Sport4Equality c’è una macro divisione tra soggetti migranti o di seconda generazione e soggetti con disabilità fisica e sensoriale.  “Le differenze tra questi due gruppi in termini di bisogni sono molteplici, ma arrivati alla fase adolescenziale i movimenti psicologici di individuazione e separazione dal nucleo di origine possono essere ancora più complessi, soprattutto se si riscontra una socializzazione con il gruppo dei pari problematica, ostacolata da fenomeni di bullismo e discriminazione”, analizza la psicologa.

Il supporto psicologico si è rivelato efficace e tempestivo soprattutto per prevenire il drop out scolastico, per rinforzare le risorse dei ragazzi, per supportare il loro senso di agency e aiutarli ad immaginare delle strategie differenti per affrontare i propri vissuti senza rifugiarsi in sé stessi e rinunciare al mondo esterno. Il sostegno psicologico serve a far uscire i minori dalla loro fase di stallo e farli sentire supportati, ed è tanto più efficace se i figli sanno che c’è una figura esperta anche nell’orientare i loro genitori, dando risposta alle loro domande e preoccupazioni. Questa presa in carico, sempre più integrata, è vissuta come profondamente liberatoria sia dai genitori che dai figli. È interessante notare che il primo impatto positivo sui minori si concretizza nell’alleanza con i genitori già inseriti in un percorso di sostegno.

Testimonianze e risultati dimostrano come il supporto psicologico sia davvero centrale per i beneficiari di Sport4Equality. “In questi tre anni il progetto ha avuto il merito di portare l’attenzione su alcune disuguaglianze sociali, non solo nell’attività sportiva ma anche nell’accesso ad altri servizi di sostegno psico-socio-educativo a cui, soprattutto famiglie con un passato migratorio e figli di seconda generazione, dovrebbero poter accedere più agevolmente”, conclude Margherita Gabos.

Il Progetto Sport4Equality, avviato a Roma nel 2021, giunto alla terza annualità, viene svolto assieme ai partner operativi Sport Senza Frontiere Onlus, Federazione Italiana Sport Paralimpici e Sperimentali (FISPES), Associazione di Promozione Sociale il Ponte.

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