25Nov
La foto è pubblicata a fini puramente illustrativi

La foto è pubblicata a fini puramente illustrativi

La rinascita di una madre. Storia di Nazanin.

Nazanin ha 37 anni, viene dalla provincia di Kabul ed è analfabeta. Due anni fa è rimasta vedova: il marito è morto folgorato mentre lavorava. Ma il vero peso, quello che negli anni ha scavato dentro di lei, non è cominciato quel giorno. È cominciato molto prima.
Oggi Nazanin vive con i suoi sei figli: un figlio di 16 anni, che non ha mai frequentato la scuola, e cinque figlie. La vita non è mai stata facile per lei, che ha affrontato anni di difficoltà emotive, fisiche ed economiche. Il suo matrimonio non è stato una storia d’amore, ma una lunga ombra. Il marito, intrappolato nella tossicodipendenza, aveva trasformato la casa in un luogo di paura.

«Ho passato molti anni con lui, ma quegli anni sono stati pieni di esperienze amare e dolorose invece che di gioia».

Per molti anni, la casa di Nazanin non è stata una casa. Era un luogo sospeso, dove ogni rumore poteva diventare tempesta, e ogni giorno si muoveva in silenzio, come chi cammina su un terreno che può spezzarsi sotto i piedi.
Gli abusi erano quotidiani, spesso improvvisi, come scosse che attraversavano le mura. A volte bastava un piccolo rumore, un gesto sbagliato, un bicchiere appoggiato male per scatenare la sua violenza. “Mi picchiava sempre e rendeva la mia vita un inferno”, racconta. “Non c’era un solo giorno in cui mi sentissi al sicuro.”
Ma a ferirla più dei colpi erano le parole. Parole che la diminuivano, che la colpevolizzavano per qualcosa che non aveva mai scelto, che non aveva mai fatto. “Le sue parole mi hanno spezzata più delle percosse”, dice, con una lucidità che non vacilla. “Ho perso completamente la fiducia in me stessa.”
Col tempo Nazanin ha smesso di parlare. Si è ristretta. Ha perso le sue amiche, ha perso la fiducia, ha perso perfino il diritto di raccontarsi. ” Sentivo che, se avessi detto della sua dipendenza, sarei stata giudicata e umiliata”.
Quando il marito è morto, il corpo di Nazanin ha smesso di prendere colpi, ma la sua mente no. Il trauma si è seduto accanto a lei. L’ha seguita nelle notti senza sonno, nella paura che tornava al minimo rumore, nella fatica di guardare i figli e vedere riflesse le proprie ferite.
Il percorso di guarigione di Nazanin è iniziato quando ha incontrato la psicologa del progetto Dignity. Durante la prima sessione, Nazanin tremava. La voce le usciva sottile, come se dovesse chiedere permesso per esistere. Parlava di ansia costante, di notti insonni, di inappetenza. In quella stanza, per la prima volta dopo anni, ha incontrato qualcuno che la stava ascoltando.
Da allora qualcosa è cambiato. “È stata la prima volta che qualcuno ha capito davvero il mio dolore.”
Nazanin ha iniziato ad aprirsi, a ritrovare fiducia. Ha imparato a respirare in modo diverso, a rallentare il battito quando la paura le saliva alla gola. Ha seguito esercizi di respirazione, ha iniziato piccole routine, ha dato un ordine al caos.
Poi il passo più difficile: unirsi a un gruppo di donne. All’inizio stava in fondo, quasi invisibile. Ma la presenza delle altre ha iniziato a sciogliere il nodo dell’isolamento. Le passeggiate mattutine con le donne del quartiere sono diventate un piccolo rito: un modo per dire al mondo “ci sono ancora”.
Con i suoi figli, Nazanin ha imparato ad esprimere i suoi sentimenti e ha notato un cambiamento positivo nell’atmosfera familiare.

 

«Sento di essere riuscita a liberarmi dalla paura e dal terrore e di aver raggiunto una maggiore serenità»

 

Nazanin sa che la guarigione non è una linea dritta. È un cammino fatto di passi piccoli, di giorni buoni e giorni che tornano a fare male. Ma ora ha qualcosa che prima non aveva: uno spazio per respirare, un sostegno che la accompagna e la certezza che può essere più forte dei suoi ricordi.
E mentre guarda i suoi figli, sente che qualcosa dentro di lei si è ricomposto. Non tutto. Ma abbastanza per continuare.
Categories: Storie

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *