Avevo un lavoro non molto remunerativo, mia suocera e mio marito riuscivano a fare dei lavori saltuari, unendo i proventi riuscivamo ad andare avanti. Dopo l’arrivo dei talebani la crisi è diventata sempre più grave, i prezzi sono diventati sempre più alti e il lavoro è iniziato a mancare. Io ho perso il mio impiego e i lavori, sempre più saltuari, non bastavano a mantenerci (…)
Read More >>Una vita lontana da preoccupazioni e povertà. Storia di Rustam
Rustam ha 9 anni e un fratello più piccolo, Omer, di 7 anni. Fino ad agosto 2021, entrambi vivevano con la madre e il padre. Dopo l’instaurazione del regime talebano, però, il padre ha sviluppato una tossicodipendenza, ha abbandonato la sua famiglia e non è più tornato a casa. Ancora oggi non sanno dove si trovi e se sia ancora vivo (…)
Read More >>Storia della discriminazione positiva. La testimonianza di Alberto Cairo
Vivo in Afghanistan dal 1990 e mi occupo di persone rese disabili direttamente dalla guerra -come le vittime delle mine anti-uomo-, o con problemi motori dovuti a malattie, incidenti, cause congenite. Il lavoro consiste nella riabilitazione fisica (fisioterapia, protesi, carrozzine), e nell’inclusione sociale (attraverso la scuola, corsi professionali, micro-prestiti, impiego e sport) per reinserire la persona disabile nella società con un ruolo dignitoso. È l’obiettivo finale e il più difficile.
Read More >>Schiavitù moderna e traffico di esseri umani in Afghanistan
La lunga fuga. Storia di Aqela
Aqela, ventinove anni, ci aspetta in strada. Cappotto nero, gonna lunga nera, sciarpa nera che lascia scoperti solo meravigliosi occhi blu. La seguiamo a piedi in una stradina troppo stretta e ripida per le auto. Oltrepassato un cancello e due piccoli cortili, ci infiliamo in una stanza. È cupa, in terra la moquette rossa consumata. Un soppalco permette a malapena di stare in piedi, l’unica finestrella è nascosta dalle tende. Una luce al neon rende più tristi i volti e il suo racconto (…)
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