Terremoto in Afghanistan
Il 31 agosto un terremoto di magnitudo 6 ha devastato le province orientali dell’Afghanistan, provocando oltre 2.200 vittime e più di 3.600 feriti. Interi villaggi sono stati rasi al suolo, migliaia di abitazioni distrutte e centinaia di famiglie hanno perso tutto. L’evento ha colpito direttamente circa 457.000 persone; sono più di 6.700 le case andate distrutte o gravemente danneggiate nelle province di Kunar, Nangarhar e Laghman.
A due settimane dal sisma, la situazione resta critica: intere comunità vivono ancora all’aperto, senza rifugi né accesso a beni essenziali, mentre gli ospedali hanno ormai superato la capacità di accoglienza. Migliaia di famiglie hanno perso la casa, il bestiame e ogni forma di sostentamento.
“Le persone hanno perso tutto: case, lavoro, sicurezza. Molte famiglie sopravvivono sotto tende improvvisate, senza cibo né acqua pulita. Con l’inverno alle porte, il rischio di una nuova emergenza umanitaria è altissimo.”
— Susanna Fioretti, vicepresidente NOVE Caring Humans
L’impatto sulle donne e le bambine
Le donne e le bambine risultano sproporzionatamente colpite: rappresentano il 52% delle vittime e il 54% dei feriti. Le famiglie a guida femminile, particolarmente numerose nel distretto di Nurgal (Kunar), insieme alle donne incinte, affrontano sfide enormi.
Senza un’abitazione sicura, i servizi igienici diventano difficilmente accessibili e la separazione dagli uomini non è garantita. Le restrizioni sociali rendono complesso ricevere assistenza, mentre la carenza di personale medico femminile aggrava ulteriormente la vulnerabilità di donne incinte e madri con bambini piccoli.
Nei campi le donne chiedono soprattutto tende sicure, cibo e vestiti, avendo perso tutto nella fuga. Sono urgenti servizi sanitari per ferite, salute materna e riproduttiva, con la presenza di dottoresse e infermiere. Estremamente critico l’accesso a spazi igienici sicuri, indispensabili per lavarsi e vivere con dignità, senza rischi aggiuntivi. La maggior parte delle donne non possiede un telefono, chiedono comunicazioni di persona sugli aiuti da parte di operatrici umanitarie.
Una testimonianza raccolta dai nostri operatori racconta il dolore di quella notte:
«Abbiamo sentito 16 scosse consecutive. La mia casa è stata danneggiata, ma per fortuna la mia famiglia è sopravvissuta. Attorno a noi c’era solo distruzione. Ho visto più cadaveri di quanti ne avessi mai visti in vita mia: nei bazar sono finiti persino i sudari per le sepolture. Intere famiglie sono state cancellate. Alcune case erano completamente sepolte: non si poteva salvare nessuno, così le persone hanno piantato bandiere sopra le macerie, accettando che fossero ormai tombe. Abbiamo dormito fuori per paura di nuove scosse, ma poi è arrivata la pioggia: donne e bambini hanno passato notti al freddo, senza riparo né coperte. Sono loro a soffrire di più: mancano rifugi, cibo, vestiti, forniture igieniche. I bambini sono traumatizzati e le madri non sanno come proteggerli.»
Perdita di bestiame e rischio epidemie
Il sisma ha inoltre provocato la morte di decine di migliaia di animali, risorsa vitale per la sopravvivenza delle famiglie. Senza bestiame vengono compromessi accesso al cibo, sicurezza economica e autosufficienza delle comunità rurali. Molti animali, intrappolati sotto le macerie, non sono ancora stati recuperati, con il rischio di epidemie e contaminazione delle falde acquifere. La perdita di questo patrimonio agricolo, già fragile, si somma agli effetti devastanti della crisi climatica, che colpisce duramente la regione.
L’emergenza nei distretti colpiti
Dai nostri team locali emergono alcuni dati chiave:
- In Dar-e-Noor (Nangarhar) centinaia di abitazioni sono crollate. Molte famiglie vivono ancora all’aperto senza ripari né servizi essenziali, chiedendo tende, aiuti alimentari, acqua potabile e sostegno alla ricostruzione.
- In Kunar oltre 3.000 persone sono state sfollate in campi provvisori, con permanenze stimate di almeno sei mesi. Le perdite nel settore rurale sono gravissime: più di 25.600 animali morti, oltre 3.400 feriti, centinaia di magazzini di foraggio e stalle distrutti.
- Le comunità richiedono con urgenza la rimozione delle carcasse animali, la riapertura delle strade, vestiti, kit igienici, cibo e assistenza sanitaria.
L’impegno di NOVE Caring Humans
NOVE Caring Humans è una delle pochissime ONG internazionali operative stabilmente nei distretti colpiti. Il nostro team locale è attivo senza interruzioni: documentano i bisogni, coordinano le comunità, raccolgono dati sulle perdite e collaborano con le autorità locali per preparare la risposta a medio-lungo termine.
La ricostruzione richiederà mesi e un impegno economico enorme. Intanto, le famiglie colpite hanno bisogno di un sostegno immediato per sopravvivere. Per questo NOVE Caring Humans ha lanciato una raccolta fondi straordinaria, con l’obiettivo di garantire assistenza immediata e costruire percorsi di ricostruzione sostenibile.
“Da 34 anni l’Afghanistan è la mia casa. Ho visto guerre e povertà, ma non ci si abitua mai a tanto dolore. Ora è il momento di unirci: Nove è già al lavoro per assistere la popolazione, ma serve l’aiuto di tutti.”
— Alberto Cairo, presidente NOVE Caring Humans
https://sostienici.novecaringhumans.it/emergenza_terremoto/
Progetto attivo – “Semi di Rinascita” – https://novecaringhumans.org/progetti/semi-di-rinascita/

Una tendopoli nella provincia di Kunar