Aqela, 29 anni, ha due figlie di 17 e 16, un figlio di 14. È stata costretta a sposarsi ancora bambina con un uomo più anziano, tossicodipendente e violento. È rimasta incinta a dodici anni, ha partorito a tredici. Altri due bambini li ha persi, morti prima di nascere.
Ha dovuto lasciare la scuola quando era in quarta elementare; studiando da sola è riuscita a prendere il diploma, è stata ammessa all’accademia di polizia e poi assunta nelle Forze Speciali. “Subivo le violenze di mio marito senza reagire, per evitare che se la prendesse anche con i bambini. Quando mi ha rotto il naso e le ossa della faccia ho capito che avrebbe finito per uccidermi e nessuno avrebbe più difeso i miei figli. Allora l’ho denunciato e ho chiesto il divorzio”.
Il marito è scappato in Iran per non essere arrestato. Aqela ha vissuto nel terrore che tornasse e la rintracciasse, perciò ha cambiato casa più volte, ha smesso di lavorare, non ha più mandato i figli a scuola. Dopo due anni di latitanza lui è tornato. Non riuscendo a sapere dalla famiglia di Aqela dove lei si fosse nascosta, le ha ucciso il padre e il fratello, ferito gravemente la madre. È stato arrestato ma all’arrivo dei talebani, che saliti al potere hanno liberato tutti i detenuti, è uscito e ha ricominciato a braccarla.
Aqela era disperata e ridotta alla fame quando ha incontrato NOVE. Le abbiamo dato un posto sicuro dove stare, cibo e tutto il necessario, aiutandola nel frattempo a ottenere passaporti e visti e poi ad arrivare in Pakistan con tutti i figli. Anche lì però era in pericolo, il marito poteva raggiungerla. NOVE ha ottenuto il nulla osta per il corridoio umanitario grazie al quale Aqela ha raggiunto l’Italia. Ora vive a Bari con i figli, finalmente al sicuro.