Editoriale: La sfida dell'occupazione per le donne migranti in Italia

È fondamentale comprendere l’immigrazione in Italia dal punto di vista delle donne, che ad oggi rappresentano la metà degli stranieri in Italia.

Una visione di genere ci permette di affrontare molteplici problemi ai quali le donne migranti cercano soluzioni pratiche e non mera retorica. Ad esempio il fenomeno delle migrazioni forzate e della tratta, l’inserimento occupazionale e i percorsi di inclusione e partecipazione sociale e politica.

L’inserimento occupazionale, rimane uno dei problemi di più difficile risoluzione come è emerso dalle testimonianze delle tante afghane accolte in Italia da NOVE dal 2021.

Anche per le donne straniere, spesso arrivate in Italia senza i mariti ma con i figli minori, è quasi impossibile lavorare e al tempo stesso prendersi cura dei bambini.

Inoltre l’inserimento professionale delle donne migranti viene rallentato se non impedito, dal mancato riconoscimento accademico dei titoli di studio conseguiti nel paese di origine. A questo si aggiunge che il mercato italiano sembra non essere ancora pronto ad assorbire le competenze che offrono lavoratori e lavoratrici stranieri, che comprensibilmente hanno difficoltà ad orientarsi nel labirinto istituzionale italiano.

Le donne straniere in Italia, passano da una stato di eccitazione iniziale per essere state accolte da un paese che rispetta i loro diritti fondamentali e dove credono di poter ricostruire un’esistenza dignitosa, alla delusione di trovarsi davanti a delle barriere istituzionali e culturali che sembrano insormontabili.

Il lavoro di NOVE nell’ambito delle migrazioni femminili, consiste nel supportare queste donne non più vittime di regimi totalitari e ideologie fondamentaliste, ma emancipate protagoniste della loro nuova vita italiana, a conoscere la realtà del nostro paese, analizzarne il contesto ed accettarne i limiti, trovando il loro nuovo spazio. Con l’analisi psicosociale delle competenze, titoli di studio, esperienza lavorativa e delle ambizioni di queste professioniste e con tanta empatia nei confronti dei drammi che hanno vissuto, è possibile trovare una collocazione consona alle loro tante capacità.

Questo però è veramente possibile solo se si supera la discriminazione sociale ed istituzionale (anche la semplice apertura di un conto corrente a volte si trasforma in un’impresa titanica), la quasi mancanza di accesso al credito per le donne migranti e con la collaborazione di un settore privato che sappia riconoscere e accettare i talenti.

Arianna Briganti, Vice Presidente di NOVE