Sport e genitorialità

Intervista con Margherita, psicologa del progetto Sport4equality

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Margherita si interfaccia con i genitori in una serie di incontri tematici relativi alla preadolescenza e all’adolescenza. Principalmente si affrontano i temi della comunicazione, dell’affettività e del rapporto con i pari.

 

Ogni incontro a cui prendo parte è unico. I genitori aderiscono in modo spontaneo a seconda dei propri impegni e questo fa sì che ogni gruppo sia nuovo e diverso. Alcuni partecipanti sono più stabili, e chi ha partecipato l’anno precedente diventa un facilitatore per il resto del gruppo.

 

Nonostante l’imbarazzo iniziale dei primi incontri, grazie all’aiuto di chi ne ha già preso parte svariate volte, infatti, anche chi è nuovo si riesce ad aprire ed ogni persona si lascia coinvolgere e condivide quello che si sente.

 

Proprio questa settimana, durante un incontro, una mamma in difficoltà con il figlio adolescente ha condiviso la propria esperienza e in pochissimo tempo anche gli altri genitori hanno iniziato ad aprirsi. Questo genere di apertura fa veramente comprendere ai genitori di non essere soli, che molti dei problemi sono comuni e quindi gestibili.

 

Si sono creati molti contatti tra i genitori, gli incontri sono un’occasione per scoprire di avere una comunità che c’è anche se non la frequenti regolarmente, all’interno della quale possono nascere delle amicizie. Il gruppo permette di sviluppare un sentimento di appartenenza, così come il passato migratorio della maggior parte dei genitori, li lega nella loro diversità. I background diversi, al contrario, non sono mai stati causa di divergenze. I genitori si sentono accomunati dall’avere figli che crescono in un paese nuovo, che sfuggono alla loro comprensione sia perché adolescenti sia per fattori generazionali e culturali.

All’interno di questo progetto i genitori sono molto presenti e molto attenti nei confronti dell’attività sportiva. Spesso, infatti, gli stessi genitori hanno praticato sport, alcuni anche a livello agonistico e tra loro c’è anche chi è diventato allenatore.

Alcune mamme raccontano di come durante la loro adolescenza fossero molte brave a giocare a calcio, ma non potevano farlo nel loro paese.

Tutti i genitori vedono lo sport, oltre che ovviamente come un modo per sfogarsi e divertirsi, come un veicolo di socializzazione, di conoscenza dei propri limiti, una risorsa per allontanare i propri figli dalla strada e introdurli in una comunità in grado di proteggerli.

L’impatto positivo del progetto è tangibile, soprattutto su chi ha partecipato agli incontri per più anni.

 

Il miglioramento è forte soprattutto nella riduzione delle risposte automatiche, nell’aumento dei tempi di riflessione e di ascolto. Ciò che emerge maggiormente è il tentativo sempre maggiore dei genitori di ascoltare i propri figli.

 

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