L’emirato talebano dell’Afghanistan ha progressivamente negato alle donne libertà e diritti fondamentali, come quello di frequentare università e scuole superiori. Altre drastiche restrizioni fanno sì che molte attività di sostegno alle donne afghane possano essere svolte solo da personale femminile; ma il recente divieto alle ong di impiegare donne, emesso dal ministero afghano dell’Economia, impedisce di fatto lo svolgimento di tali attività.
Una decisione crudele che, oltre a privare un enorme numero di donne di aiuti essenziali forniti dalle organizzazioni non governative, costringe lo staff femminile delle ong a restare a casa, rinunciando allo stipendio da cui spesso dipende la sopravvivenza di una famiglia.
In seguito al divieto, NOVE ha dovuto sospendere alcune attività ma ne continua altre, decisa a mantenere il suo impegno per la popolazione afghana fino a quando sarà possibile operare. Monitora la situazione costantemente, coordinandosi con ACBAR (Agency Coordinating Body for Afghan Relief & Development).
UN ritiene che se il veto per le ONG rimarrà in vigore, l’assistenza salvavita in Afghanistan sarà ridotta del 50%, escludendo oltre 11,6 milioni donne e ragazze. E se i partner umanitari decideranno di sospendere tutte le operazioni, l’assistenza salvavita verrà a mancare a 23,7 milioni di persone.
Dicembre 29, 2022