NOVE e Avvenire per le donne Afghane

Nabila e le altre: «Noi, disoccupate per forza»

Il divieto talebano che ha imposto la chiusura dei centri estetici ha lasciato senza lavoro decine di migliaia di donne. Tra queste anche molte delle donne che avevano frequentato i corsi di formazione professionale di NOVE. Su Avvenire le loro testimonianze.

#AVVENIREPERDONNEAFGHANE

Lettera 4: Meena, la pasticcera

Le lettere delle donne afghane raccolte dalle giornaliste di Avvenire diventano un podcast. Un viaggio nel dramma e nelle speranze di chi è stata privata di tutti i diritti.

Zamira: Sotto i talebani basta arte, ora disegno solo per me

Zamira ha grandi occhi scuri, mani da artista e cervello da imprenditrice. Caratteristiche che l’avevano portata, prima all’avvento del regime talebano, a percorrere contemporaneamente la carriera di artista e gli studi di economia e finanza. Poi lo stop improvviso ai suoi sogni.

Madina, da profuga a mediatrice: «L'istruzione ci libererà»

L’infanzia a Kabul, gli studi clandestini, poi l’arrivo dei talebani che ha cambiato tutto: «Ora dall’Italia aiuto le donne come me a far sentire la propria voce. E sogno una vita normale».

Per scappare dalla prigione si inventano imprenditrici

Su Avvenire le storie di tre donne che grazie alla loro determinazione e ai corsi di formazione professionale di NOVE sono riuscite ad avviare delle attività imprenditoriali, creando lavoro per sé stesse e per altre donne.

Cosa ha costruito #Avvenireperdonneafghane

L’evento finale della campagna #AVVENIREPERLEDONNEAFGHANE, che ha raccontato le storie delle donne a cui i talebani hanno tolto tutto, persino il diritto di esistere, attraverso la penna delle giornaliste di Avvenire.

Spozhmai: «Voglio futuro per i miei figli»

“Mi chiamo Spozhmai, ho 32 anni, due figli di 10 e 15 anni, due figlie di 11 e 16. Abbiamo avuto una bella vita, finché il nostro Paese non è caduto in mano ai talebani: siamo scappati in Iran, io studiavo per diventare medico, ma eravamo troppo poveri. Mi sono dovuta sposare e con mio marito sono tornata nel mio Paese, nella sua casa di famiglia. Lì è iniziato il mio incubo.”

Parisa, la nuova vita in Italia: da autista di Pink Shuttle a estetista

Prima giornalista a Kabul, poi autista del Pink Shuttle di NOVE. L’arrivo dei talebani fa saltare tutti i piani. E la vita deve ricominciare all’estero, sempre con NOVE nel programma Oltre l’accoglienza.

La vita in fuga di Hania, la sopravvissuta

Hania era all’inizio della gravidanza quando l’uomo le ha dato fuoco dopo averla pestata selvaggiamente. «Era imbottito di oppio quando l’ha fatto. Mi ha tirato addosso della benzina, ha avvicinato l’accendino ed è scappato. Non è più tornato». Su Avvenire il duro reportage di Lucia Capuzzi e Alessandro Galassi.

Nada, il rap sotto il regime talebano

Resistere col rap sotto il regime talebano è un atto di coraggio. Ancora di più se si è una giovane donna. Nada, cantante afghana di 27 anni, fa musica da quando ne aveva solo 18 e vive ancora ad Herat, da cui non è riuscita a fuggire.

Shazia: «Ci hanno tolto il lavoro, non il coraggio»

«Questo è il mio Paese. Io sento il dovere di stare qui e provare a fare qualcosa. Non rinuncio a far sentire la mia voce in tutti i modi che posso. E credo che il mondo debba cominciare ad ascoltarci. Dovete farlo adesso. Non avete idea della velocità con cui le cose stanno precipitando. Non avete idea di cosa potrà succedere se l’Afghanistan verrà dimenticato».

Maryam, da parlamentare a esule

Maryam Sadaat era la componente più giovane del Consiglio legislativo di Kabul e in seguito è diventato il consigliere per i media della Presidenza afghana. Ma nell’agosto 2021, anche lei come migliaia di altri è stata costretta a fuggire dal Paese che ama.