Hasna ha 33 anni, vive a Herat e ha iniziato a fare sartoria quando aveva 15 anni. Durante il governo repubblicano, aveva un negozio nel mercato femminile di Herat. Una volta messi da parte abbastanza soldi per poter assumere altre donne, ha avviato una vera impresa di sartoria. Ha speso parte dei suoi risparmi per formarsi e ha partecipato a diversi corsi di formazione in Iran per imparare le migliori tecniche di cucito per abiti da sposa.
Portare avanti questa attività oggi in Afghanistan non è facile.
Le restrizioni imposte dai talebani alle donne hanno avuto un forte impatto sulla mia attività: i clienti sono diminuiti e ho perso tanto personale professionale che io stessa aveva formato; alcune sono fuggite dal paese, altre non osano lavorare sotto il governo talebano. A tutto ciò si aggiunge l’obbligo di di essere accompagnate da un Mahram ovunque, che complica molto le attività.
La crisi finanziaria che sta attraversando l’Afghanistan, poi, è un ulteriore ostacolo. Le persone non possono permettersi di spendere tanto, il prezzo delle materie prime è impennato e non si riescono a reperire alcuni macchinari.
Nonostante tutto, però, gli affari di Hasna stanno andando bene. Riesce a realizzare vestiti di pregio, formando e dando lavoro ad altre donne. Si è specializzata nella produzione di bikini di buona qualità a un prezzo accessibile, ed espone i suoi prodotti alle mostre di Herat e Kabul dove sta concludendo diversi contratti con altri negozi.
È tutta una questione di duro lavoro, pensa, ma non sa che è molto più di questo.
NOVE sostiene le attività imprenditoriali femminili in Afghanistan. Con il progetto “Vocational Training, soft skills development and business marketing course”, finanziato dal World Food Programme e concluso nel 2022, NOVE ha offerto corsi di specializzazione in professioni femminili ancora consentite, abbinati a corsi per lo sviluppo di competenze trasversali e imprenditoria. Il 53% delle donne diplomate ha trovato un impiego o ha aperto una piccola attività autonoma.