Storia della Discriminazione positiva

La disabilità in Afghanistan

Calamità naturali, incidenti, povertà, guerre portano dolore e disagio sempre. A soffrire in modo particolare sono i più deboli, i bambini, le donne, gli anziani, le persone disabili. L’Afghanistan, con oltre quarant’anni di guerra e instabilità, non fa eccezione.

Vivo in Afghanistan dal 1990 e mi occupo di persone rese disabili direttamente dalla guerra -come le vittime delle mine anti-uomo-, o con problemi motori dovuti a malattie, incidenti, cause congenite. Il lavoro consiste nella riabilitazione fisica (fisioterapia, protesi, carrozzine), e nell’inclusione sociale (attraverso la scuola, corsi professionali, micro-prestiti, impiego e sport) per reinserire la persona disabile nella società con un ruolo dignitoso. È l’obiettivo finale e il più difficile.

La società afghana non rifiuta l’individuo con disabilità in quanto tale, ma pregiudizi, ignoranza, povertà e barriere architettoniche gli rendono la vita estremamente difficile.

 

È considerato poco affidabile, psicologicamente instabile, fisicamente inadeguato. Gli viene offerta pietà, non diritti.

 

Le opportunità di successo sono di conseguenza scarse. Inesistenti se si tratta di una donna.

Come nasce la discriminazione positiva

Assolutamente convinti che anche chi parte svantaggiato può riuscire se riceve le giuste opportunità, abbiamo pensato che a una tale drammatica situazione occorresse dare una risposta “estrema”. Così è nata la politica di discriminazione positiva: formare e dare lavoro solo a persone con disabilità, uomini e donne, in qualsiasi mestiere: guardiani, infermieri, fisioterapisti, protesisti, medici, contabili, addetti alle pulizie.

 

I centri di riabilitazione della Croce Rossa Internazionale ora hanno oltre 800 impiegati, la quasi totalità con disabilità. Lavorano offrendo agli altri esempio e speranza.

 

Questa politica, cominciata lavorando con La Croce Rossa Internazionale, continua con NOVE nel campo dell’istruzione e dello sport. NOVE ha costruito palazzetti dello sport e campi di pallacanestro, organizzato tornei nazionali e inviato giocatori e giocatrici afghane di basket in carrozzina a tornei internazionali.

Mi si chiede spesso se in Afghanistan selezionare persone con disabilità sia facile. Non sempre. Dei candidati, in genere privi di esperienza lavorativa, occorre cercare il potenziale. Motivazione, volontà di dimostrare di essere all’altezza e orgoglio in genere compensano le qualità assenti, ma bisogna affidarsi per lo più all’intuizione. Posso dire di essere stato deluso poche volte.

Soraya

Quella di Soraya, una ragazza affetta da poliomielite, è una storia che non scordo.

Una decina di anni fa si candida per diventare fisioterapista. Passa la prova scritta ma il colloquio è disastroso. Timidissima, gli occhi sempre bassi, curva, risponde con un filo di voce e a monosillabi, con il foulard ben avanti sulla fronte a nascondere il viso. Allarmato, mi chiedo come si comporterà durante i corsi di fisioterapia (misti) e con i pazienti. Nel tentativo di metterla a suo agio e ottenere qualche parola, le chiedo quale sia il sogno della sua vita. Dopo un istante di esitazione si illumina: “l’annunciatrice televisiva.”

Mi chiedo ancora adesso perché quella risposta mi fece decidere. Credo per il coraggio che aveva mostrato nel rivelare un sogno che a me appariva così improbabile, considerando l’aspetto, la voce e l’atteggiamento. Intorno a me vedo dei sorrisi ironici, devo lottare per convincere i miei colleghi.

Iscritta al corso di fisioterapia, si diploma e diventa terapista. È brava, ma senza eccellere. Fino al giorno in cui viene assegnata al reparto dei bambini con paralisi cerebrale, il più impegnativo e affollato. Lì si trasforma. Impara, è precisa nelle diagnosi e nei trattamenti, paziente e disponibile con le mamme, grande lavoratrice. In breve la migliore del suo gruppo. Prevedo sarà la prossima capo reparto.

Quando le chiedo se sogna ancora di andare in TV ride.

Alberto Cairo, socio e consigliere di NOVE

Fisioterapista, per 33 anni delegato del Comitato Internazionale della Croce Rossa in Afghanistan, socio storico di NOVE