29Apr

Continuare a sperare per amore dei propri figli:
la storia di Nooria

Quella di Nooria è una storia di sacrificio, amore e continue sfide obbligate.

Nooria ha 60 anni ed è analfabeta. Da quando il marito è morto, molti anni fa, ha sempre lavorato duramente come domestica in casa di altre famiglie per mantenere i suoi quattro figli, che ha cresciuto da sola. Questo pesante fardello l’ha segnata: debole, malata, ora non può più lavorare ed è molto angosciata. Si sente sola e incapace di affrontare la situazione.

La figlia e il figlio maggiore si sono sposati. Nooria è rimasta a casa con i due figli minori, entrambi maschi e maggiorenni. Il primo, paralizzato dalla vita in giù a causa di un incidente, ha bisogno di continua assistenza. Mentre l’altro, benché abbia un diploma di informatica, soffre di schizofrenia e depressione, condizione che non gli permette di lavorare.

Senza un reddito stabile, Nooria e i figli dipendono dall’aiuto dei vicini e da donazioni occasionali di enti benefici. Questo supporto però non basta a coprire i bisogni essenziali. A volte Nooria deve scegliere se comprare il cibo, pagare la luce o le medicine. Usa al meglio i pochi ingredienti di cui dispone, ma i pasti che può preparare spesso mancano di sostanze nutritive importanti per la salute. A volte è costretta a digiunare pur di dare da mangiare ai figli. E nemmeno questo basta: la tavola rimane vuota e per questo Nooria sente dentro di sé un profondo senso di colpa.

In inverno, a causa del freddo, le difficoltà aumentano: raramente possono permettersi di comprare la legna e per tenersi al caldo devono indossare numerosi strati di vestiti e restare, anche di giorno, sotto le coperte.

Con gli occhi pieni di lacrime, Nooria racconta: “Una sera non avevamo proprio niente da mangiare e siamo andati a dormire affamati. Il giorno dopo i miei figli aspettavano speranzosi che procurassi un po’ di cibo. Dovevo fare qualcosa, così ho detto che avrei trovato dei soldi, sforzandomi di sorridere per rassicurarli. Una donna analfabeta come me ha poche possibilità: ho girato tutto il giorno, ho bussato a tante porte chiedendo lavoro, ma sono tornata stremata senza aver guadagnato nulla, senza portare nemmeno un pezzo di pane. Quando sono entrata in casa e ho visto i ragazzi pallidi, deboli, sempre più affamati, il mio cuore si è spezzato. L’unica cosa che potevo fare era prendere gli avanzi buttati dai vicini. E’ stato molto difficile per me; una grande umiliazione. Ma ho dovuto farlo per i miei figli, non avevo scelta”.

I costi per curare soprattutto il figlio paralizzato rendono ancora più pesante il fardello di Nooria. Costantemente angosciata per il futuro, sempre in cerca del modo per far quadrare i conti. Piange spesso e – dice – l’unica ragione per cui vuole restare in vita è la responsabilità che sente nei confronti dei suoi figli.

Ma Nooria non si è arresa, nonostante il forte stress. Ha continuato a lottare, ad aggrapparsi alla speranza di poter ricevere un sostegno duraturo per garantire una vita dignitosa ai figli. Anche – ha cominciato a pensare – quando lei non ci sarà più. Oggi Nooria è parte di Dignity, progetto grazie al quale riusciamo a garantire un sostegno ad hoc a famiglie – in maggioranza donne e bambini – in condizioni di povertà e vulnerabilità estreme.

Categories: Storie

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