Afghanistan. Zamira: i taleban ci rubano il futuro. Basta arte, ora disegno solo per me

«Ho 24 anni e oggi sto affrontando una realtà che non mi sarei mai potuta immaginare. Le continue restrizioni imposte dai taleban alla vita delle donne hanno portato alla cancellazione progressiva dei nostri diritti. Il nostro impegno per studiare, formarci ed esprimere il nostro potenziale sono stati vanificati in un attimo. È come se la linea del tempo si fosse rovesciata e invece di portarci verso il futuro ci avesse scaraventate in un passato di oscurantismo e privazione».

Zamira ha grandi occhi scuri, mani da artista e cervello da imprenditrice. Caratteristiche che l’avevano portata, prima all’avvento del regime talebano, a percorrere contemporaneamente la carriera di artista e gli studi di economia e finanza. Poi lo stop improvviso ai suoi sogni. Ma Zamira ha deciso di resistere in Afghanistan e, grazie all’incontro con l’associazione Nove Onlus che dal 2012 si occupa di aiuti umanitari, educazione e sviluppo socio economico, ha riconvertito il suo talento. A Kabul ora frequenta un corso di estetica (per estetiste e truccatrici), uno dei corsi di formazione e business che permettono di sviluppare in forma più imprenditoriale le uniche attività autorizzate dal regime.

«Prima del regime talebano avevo molti sogni e desideri, ed ero assolutamente convinta di poterli realizzare. Avevo raggiunto un buon livello in campo artistico, in particolare nel disegno e nella pittura, e stavo studiando economia e finanza – ci racconta Zamira -. Avevo una visione di me nel futuro come donna e professionista indipendente e consapevole, capace di dare un contributo sia creativo che progettuale alla società di cui facevo parte. Con il cambio di regime queste certezze sono svanite, le mie speranze e i miei sogni si sono trasformati in un incubo».

 

 

I disegni di Zamira

I disegni di Zamira – Per gentile concessione di Zamira

 

 

Ma quello che aveva imparato prima, nello studio e nell’arte, sta germogliando comunque in lei che non ha mai smesso di dipingere immagini e ritratti bellissimi. «L’arte figurativa mi dà la possibilità di rappresentare la realtà attraverso le emozioni. I miei disegni sono l’espressione della mia interiorità, qualcosa che fa parte di me e da senso al mio vivere – racconta -. La conoscenza dell’economia mi ha permesso di acquisire una visione più lucida della realtà e di capire come investimenti e progetti possono produrre cambiamenti rappresentativi sulla società».

La creatività ha continuamente bisogno di esprimersi e di interagire, non ci si può rinunciare. E così, aggiunge, «costretta ad abbandonare arte e università mi sentivo persa, ma ho avuto fortuna venendo a conoscenza dei Corsi di Formazione e Business organizzati da Nove Onlus. Ho scelto il corso di estetica perché mi permetteva di poter riversare il mio talento in un nuovo settore affine alle mie capacità, perché unisce imprenditorialità e creatività. La mia familiarità con il colore, con i pennelli e con l’immagine, importati su nuovi strumenti e nuove tecniche, ha ripreso a vivere».

Un’opportunità importantissima per le donne afghane: «Questo progetto di Nove ha permesso a me e a moltissime altre donne di risollevarci dalla disperazione e di trovare un’opportunità professionale all’interno dei limiti imposti. Inoltre le capacità acquisite potrebbero permetterci di aiutare altre donne in futuro».

Quanto è importante, le chiediamo, il lavoro per una donna, soprattutto in Afghanistan? «Più della metà della popolazione dell’Afghanistan è composta da donne, l’apporto economico che possono garantire al sostegno della famiglia e all’economia del paese è sostanziale – ci spiega Zamira -. Non è pensabile una ripresa reale che veda esclusa la categoria femminile dallo studio, dal lavoro e dalla vita pubblica. In particolare dovendo fronteggiare una crisi senza precedenti come quella che stiamo attraversando».

La vita di tutti i giorni in Afghanistan, però è drammaticamente cambiata per le donne, ci spiega Zamira, aggiungendo che la maggior parte delle sue amiche e parenti erano insegnanti, «ora sono disoccupate e non sanno come fare fronte alle spese e alla depressione». Lei stessa dice di sentirsi «spaventata e impreparata, nessuna si sarebbe mai immaginata di vedersi negati tutti i diritti, e di conseguenza la possibilità di esistere. Bandire le scuole superiori e le università, ma anche il diritto di muoverci liberamente da sole, oltre ad essere una condanna, è una violenza che nega all’essere donna ogni dignità. Pensare al futuro prossimo richiede un enorme sforzo, vuol dire individuare soluzioni percorribili in un percorso che ogni giorno aggiunge nuovi ostacoli. Se le cose non cambiano è ancora più difficile, quali possono essere le alternative per una popolazione femminile non istruita, completamente priva di tutela e diritti?».

Ma uno spiraglio di luce pare esserci per queste donne coraggiose. «All’inizio non vedevo vie di uscita, avevo perso la speranza. Adesso posso vedere una strada percorribile – racconta con orgoglio Zamira -. Spero di continuare la mia formazione e di poter lavorare. Il sostegno di Nove e delle ong che continuano ad aiutare l’Afghanistan è sostanziale in questo momento. Non solo dal punto di vista pratico ma anche emotivo. Sapere che c’è ancora qualcuno al tuo fianco, che non sei completamente abbandonata ti dà la forza per vivere».

L’articolo su Avvenire